martedì 26 agosto 2014

La mia prima consulenza puccipù

Quest'estate, durante una passeggiata lungo una via di Parigi, ho avuto il piacere di vedere un ratto grande più o meno quanto il mio avambraccio correre al chiaro di luna sul marciapiede. Premettendo che l'avvistamento non è avvenuto mentre mi trovavo in una banlieue/discarica/zona particolarmente disagiata, ma a due passi da Rue de Montparnasse, e che l'agile roditore sembrava provenire da un punto della strada curiosamente occupato da un barbone sdraiato per terra, l'evento ha inizialmente suscitato un banale ribrezzo misto a stupore: in passato avevo sentito elencare più volte e da più persone diverse presunte caratteristiche in comune tra Parigi e Palermo, ma non sapevo che tra queste andasse inclusa pure la cavalcata di animali immondi per le vie del centro (nel capoluogo siciliano ebbi la fortuna di assistere qualche tempo fa a una corsetta blanda di un ratto munito di coppola e cannolo a due passi dal Politeama).

Domanda: questo genere di eventi può cambiare una vacanza?
Risposta: sì, e non solo una vacanza... Questo genere di eventi può cambiare addirttura una vita!!!!!

La vita regala momenti poetici, e l'arte ha il compito di amplificarli e renderli ancora più magnifici: ah, se solo la visione del ratto parigino fosse stata accompagnata dalle note musicali di "La vie en rose"...


Eh sì, caro lettore! Devi sapere che il sottoscritto sta per gonfiare a dismisura il suo conto in banca, e le fortune che sta per costruire derivano in gran parte dal <3 ratto <3 corridore parigino. Come è possibile tutto questo? Ecco servita la spiegazione.

Tutti i cartoni animati visti sin da bambino mi hanno assicurato un lavaggio del cervello di livello ottimale, cosicchè quando penso a un animale, escluse naturalmente certe ripugnanti eccezioni

Qui ci sta bene un "Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, anurraidemizzurrai enduansoloversleig, oh!"

come la pupa del punteruolo rosso della palma che adesso anche voi avete imparato ad aborrire... Sì, quando penso a un animale lo immagino nella sua versione disegnata, renderizzata o comunque approvata da Disney, Moige e melevisioni varie: in questo modo, quando io e la mia ragazza rielaborammo l'esperienza appena vissuta, parlando del ratto io pensavo non a lui,

"Love me tender, love me sweet, never let me go"
ma a lui,
"Yo, I'll tell you what I want, what I really really want" "So tell me what you want, what you really really want!"


no, scusate, volevo dire LUI:

"Sono un ragazzo fortunato, perchè mi hanno regalato un sogno..."
Curiosamente Ratatouille è parigino, e non serve essere un membro del Bilderberg per giungere alla seguente conclusione: nel 2007 la Disney Pixar, essendo evidentemente a corto di idee per il suo nuovo film di animazione, ha pensato bene di sfruttare l'infestatore per eccellenza della capitale della Francia per farne il protagonista di una storia che se ne catastrafotte di tutte le norme di igiene esistenti ad oggi... E questa scelta le ha permesso di sbancare il botteghino in tutto il mondo!

Se quindi un ratto con l'intestino in balia di vermi e putridume diventa chef in un ristorante europeo, non vedo perchè la Disney Pixar non debba tenere in considerazione le mie tre bozze di sceneggiatura aventi come soggetti parassiti cittadini e riempirmi le tasche di denaro sonante. Vi do qualche soffiata, in esclusiva solo su "Sul perchè mi faccio crescere i baffi":

-A Milano uno scarafaggio sogna di aprire una filiale di Tecnocasa in corso Buenos Aires, ma la crisi economica e l'incapacità di parlare qualsiasi lingua umana metteranno qualche freno al suo desiderio.
Devo ancora strutturare il proseguimento della vicenda, ma la storia finisce che lo scarafaggio capisce che il linguaggio dell'amore è universale, e parlando col cuore riuscirà a farsi concedere i permessi da Pisapia e a affittare case nella città della Madonnina.

"E sarai un uomo veloce come è veloce il vento, e sarai un uomo vero senza timori, e sarai potente come un vulcano attivo, quell'uomo sarai che adesso non sei tuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu" 
-Sempre a Milano, un film che tratta il tema dell'immigrazione: una blatta disegna abiti per il suo piccolo marchio familiare, ma gli affari subiscono un grosso arresto quando apre un negozio gestito da bachi da seta senza permesso di soggiorno: il problema è che i nuovi arrivati copiano i vestiti della nostra beniamina e producono i capi d'abbigliamento grazie a manodopera a bassissimo costo non in regola. Inoltre, lavorando senza emettere alcuno scontrino e con il sostegno economico della Triade, i bachi da seta espandono velocemente i loro guadagni, mentre la disperata protagonista decide in concerto con la sua famiglia di dare fuoco alla sua bottega per recuperare qualche soldo tramite l'assicurazione per l'incendio. Succede poi che la blatta si vede negare un prestito dalla banca, ci scappa qualche morto da ambo le parti, le mafie si spartiscono il bottino e poi tutti si ricordano che gli insetti mangiano marciume e non se ne fanno niente dei soldi e dei vestiti, decidendo così di diventare tutti amici condividendo i propri rigurgiti e nutrendosi di essi.


"Le domeniche d'Agosto quanta neve che cadrà, e il parcheggiatore innamorato che verrà, nel mio cuore si sistemerà"

-Storia ambientata a Palermo: il protagonista un parcheggiatore abusivo che, tra una minaccia e una riscossione, sogna di vincere il premio letterario "Mondello" grazie ai brani delle canzoni neomelodiche che compone di sua mano. Nel frattempo arrotonda lo stipendio con qualche estorsione e rapina a mano armata e si gode la sua vita da impunito, ma all'improvviso l'Italia si ricorda di essere uno Stato intransigente con l'illegalità e decide di arrestare lui e tutti gli altri suoi colleghi. La condanna: un eterno versamento di contributi all'Ispettorato delle Tasse.
Per quest'ultimo film temo di doverci lavorare ancora un pò: dal finale appare chiaro che si tratta di un film di fantascienza, ragion per cui andrebbero aggiunti qua e là astronavi e alieni.

domenica 24 agosto 2014

Centrare il punto

Ci tenevo a riportare una citazione letteraria che mi ha particolarmente divertito, ma mi sono venuti alcuni dubbi a riguardo: ho paura che ciò farebbe di me una di quelle persone che cercano di giustificare una presunta superiorità intellettuale grazie a riferimenti culturali random.

Volevo condividere sul blog la citazione perchè la ritengo meritevole di essere letta, anche se forse consigliare di leggere la chiusa di un racconto assai apprezzato è un pò pretenzioso: in fondo, chi sono io per dire cosa è meritevole di essere riportato all'attenzione altrui e cosa no? Mi dico che al lettore probabilmente piacerà come è piaciuto a me, ma con che cognizione di causa posso arrivare a questa conclusione? è sensato apprezzare particolarmente una certa cosa e per questo considerarla bella anche secondo gli altri, come se il proprio gusto si fosse trasformato improvvisamente in un punto di vista oggettivo? Sulla base di queste considerazioni, mi pare chiaro che condividere un passo di un racconto equivale a riconoscere implicitamente la mia superiorità  nel sapere individuare ciò che è prezioso. In pratica, ho paura che condividendo una citazione letteraria vi stia in realtà dicendo: "Le citazioni che siete soliti fare, sempre se ne fate, non sono degne manco di stare dentro un Twilight o un 50 sfumature di grigio... Inginocchiatevi piuttosto alla mia essenza pregna di poesia e conoscenza, schifose merde!"

...

Ma che razza di persona sono??

Tutto questo è particolarmente imbarazzante: in pratica se voglio citare l'epilogo di questo dannato romanzo è come se stessi giustificando il fatto di essere uno stronzo con la puzza sotto il naso!! Appena lo viene a sapere mia mamma che razza di figlio si ritrova...

Che vergogna.

Mamma, a proposito di questo, sono mortificato perchè non te lo meritavi uno come me, ma vorrei giustificare la mia condotta da vanaglorioso. Avere la puzza sotto il naso comporta di certo molti aspetti negativi nelle relazioni interpersonali, e non nego di rimpiangere quel maledetto momento, IL maledetto momento in cui ho fatto la mia scelta: quando ho deciso di diventare uno stronzo per mezzo di una citazione letteraria, non pensavo a quanto dolore potessi darti e di questo non posso fare altro che chiederti scusa, cara mamma.
Mamma! L'onta è grande, ma il fallimento non è tuo, e non è nemmeno totale. Io sono uno stronzo con la puzza sotto il naso perchè ho la fortuna di avercelo, un naso: questo è tutto fuorchè scontato, perchè per esempio quel personaggio di quel suddetto racconto con quell'epilogo particolare non poteva dire lo stesso di sè.
Uno stronzo altezzoso è pur sempre meglio di uno stronzo come tanti altri, e tu hai fatto quanto hai potuto. Poteva andare meglio? Decisamente! Potevo evitare di avere quella sciagurata idea alla base della mia disfatta, è vero... Ma poteva anche andare peggio, e per questo motivo non posso fare altro se non ringraziarti per avere tappato le falle del mio carattere e avermi almeno garantito un naso.


Leggere quanto scritto finora vi ha fatto pensare almeno una volta a una cosa del tipo "Ma che razza di intervento è questo?", ma soprattutto vi è venuto in mente qualcosa del tipo "C'era bisogno di un post del genere per aggiornare un blog fermo da mesi?"
Se è così, ottimo!Vuol dire che ho centrato il punto.



L'epilogo de "Il naso", un racconto del russo Gogol', uno scrittore dal particolare senso dell'umorismo che non so quanto abbia apprezzato l'essere stato tumulato vivo, è il seguente:
"... Ma la cosa più strana, incomprensibile, è come gli autori possano scegliere simili soggetti. Lo ammetto, ciò è proprio inconcepibile, questo decisamente... No, no, non lo comprendo affatto. In primo luogo, non ne viene assolutamente alcun utile alla patria; in secondo luogo... Ma anche in secondo luogo non c'è nessun utile. Semplicemente io non so che cosa voglia dire tutto questo... E tuttavia, nonostante ciò, si può certamente ammettere e l'una e l'altra cosa, e anche una terza, si può persino... Ma poi dov'è che non capitano assurdità? Eppure, comunque la giri, in tutto questo c'è davvero qualcosa. Checchè se ne dica, simili eventi capitano a questo mondo; raramente, ma capitano."