giovedì 20 agosto 2015

Ho visto cose abbozzate male o venute uno schifo che voi umani non potete immaginare

L'Università insegna che in corso di depressione si assiste a una vera e propria attrazione verso il polo negativo della realtà: con questo termine si intende che ogni evento o situazione viene vissuto o interpretato dal paziente in maniera pessimistica, o comunque in modo più negativo rispetto a quanto farebbe una persona non depressa. 
Ciò che l'Università non fa è definire la natura della realtà che invariabilmente attrae me. Io non sono depresso nè maniacale, e in effetti non ho idea del nome più appropriato da affibbiare a quel polo della realtà ricolmo di riferimenti a personaggi disperati della TV, film di merda, Andrea Diprè, figure da rincoglioniti, scorregge in pubblico, animali impagliati male e tutte le altre cose ostentate seppur improponibili che esistono in natura.



Si può parlare di polo "spazzatura" della realtà, o polo "programmi osceni della mia infanzia che si ripropongono in automatico nella mia mente" della realtà, o polo "vecchi che cercano di bersi l'etilometro anzichè soffiarvici dentro" della realtà?
Purtroppo nè io, nè evidentemente la Psicologia e la Psichiatria sappiamo rispondere a questa domanda. Sta di fatto che l'impresentabile pennella sulla tela della mia vita i colori che più mi affascinano da quando mi è stato diagnosticato quel disturbo di personalità che molti chiamano adolescenza: non riguarda solo i momenti più divertenti o esaltanti, ma permea ogni aspetto della mia vita. 
Questo può suonare come una condanna terribile, perchè avere come termine di paragone prodotti scadenti o persone miserabili e ridicole potrebbe rovinare quanto di veramente bello e apprezzabile c'è da scoprire. Io credo però che si diventa in un certo modo in base al proprio vissuto, ragion per cui, se penso al mio passato, non considero assolutamente questo aspetto un problema da risolvere nè una caratteristica da eliminare una volta per tutte: per quanto visto e vissuto sin da bambino, era naturale sviluppare una forma mentis tesa ad esaltare il ridicolo e il fuorviante, ragion per cui non posso biasimarmi se mi ritrovo a citare il più delle volte stronzate o cose capaci di fare crollare il livello di un discorso dalle stelle al vomito dentro un lavandino. Questo non significa che sia incapace di dare il giusto valore a ciò che merita: semplicemente, rispetto alla media credo di fare più paragoni tra capolavori e schizzi di diarrea che tra capolavori e capolavori.

Per esempio, in questi giorni ho finito di leggere "Neuromante" di William Gibson, un romanzo fantascientifico che ho trovato faticoso quanto affascinante. Entrare nel mondo distopico raccontato in questo libro è complicato, perchè la prosa di Gibson sfrutta numerosi neologismi e termini informatici che rendono difficile la piena comprensione di quanto viene raccontato: lo stile di "Neuromante" sarà più complesso di quello a cui sono abituato, e ciò è un punto di forza di questo romanzo perchè dà l'idea che la narrazione venga portata avanti da un uomo del futuro che parla in un modo simile al nostro seppur diverso, in quanto arricchito da nuove parole che rendono conto del progresso tecnologico: usando qualche parola che strizza un occhio ai computer e l'altro a "in realtà non so ancora cosa si intenda per proxy e tutte le altre parole che riguardano l'informatica quindi non biasimatemi ma io continuo a non capirci un cazzo di questi termini specialistici",una volta che si riesce a scardinare il firewall e ci si può concentrare senza problemi sulla storia è inevitabile appassionarsi a essa, e si capisce perchè questo libro sia il capostipite di un intero sottogenere fantascientifico (il cyberpunk) e sia stato considerato una fonte di ispirazione da hacker che puntano a fare attivismo informatico. Personalmente credo che un film tratto da questo libro possa essere potenzialmente bellissimo, soprattutto se capace di ricreare le ambientazioni della seconda parte della trama.

Ma perchè tutto questo bel papocchio quando si parlava del fascino che hanno per me le impurità e le cose assolutamente dimenticabili? Beh, naturalmente la mia recensione era necessaria per dirvi quanto segue.

DISCUSSIONE STANDARD SU NEUROMANTE

A: "Se ti posso dare un consiglio, leggiti "Neuromante" di William Gibson.
B: "Sì? Di che parla?"
A: "Non voglio svelarti troppi particolari, ti basti sapere che è un libro di fantascienza che tratta numerosi temi interessanti e che è stata una delle maggiori fonti di ispirazione per Philip K.Dick quando ha scritto "Do androids dream of electric sheep?""
B: "Pecore elettriche che?"
A: "Bitorzolo, sto parlando di "Blade Runner"!"
B: "Ah ok, figo! Grazie per la dritta!"
A: "Figurati! Fammi sapere poi cosa ne pensi!"

DISCUSSIONE CON ME SU NEUROMANTE

IO: "Ehi B, se ti posso dare un consiglio, leggiti "Neuromante" di William Gibson. Non ne resterai deluso, parola mia"
B: "Eh?"
A: "Hai presente il futuro distopico di Blade Runner? Ecco, a quanto pare il romanzo che ti sto consigliando è stato una grande fonte di ispirazione per Philip K. Dick, tanto che numerosi temi analizzati nelle due storie sono simili... Comunque ci pensi che Harrison Ford nella vita reale gira con l'orecchino anche se ha 70 anni? Ciò ai miei occhi me lo rende ancora di più un alcolizzato di provincia, a quell'età con l'orecchino ci vedo solo gli ubriachi nei pub..."
B: "Ok, ma io non ho visto Blade Runner nè so chi sia Philip K. Dick, Tu mi chiami B, ma io sono solo un barbone che ti ha chiesto dei soldi perchè non ce la faccio più a mangiare roba dalla pattumiera, capiscimi... Mai avuta nè rubata una TV per vederci i film"
IO:"Non hai visto Blade Runner? Mmm... Vabbè, senti, forse allora hai visto ai tempi di "Solletico" quel cartone che si chiama "ReBoot", di cui non mi ricordo nulla se non che c'erano dei personaggi blu in CGI che avevano numerose avventure dentro un computer e che mi davano l'impressione di essere così buggati da potere perdere le palpebre da un momento all'altro per rendere all'improvviso spaventoso un programma per bambini, e dove c'erano anche un robot di cui avevo il giocattolo e un cane che mi faceva schifo e chissà che cazzo combinava dentro un pc... Spero che adesso l'ambientazione del romanzo sia per te un minimo più chiara, anche se non ho idea perchè mi venga in mente un ammasso di pixel vecchio di 20 anni perchè in realtà non c'entra proprio nulla col cyberpunk. Capiscimi anche tu, sei un disperato, stiamo parlando di cose di cui non te ne frega nulla, è normale che mi vengano in mente programmi di merda, no?"



Da sinistra verso destra: Sandy Cohen, un cane fatto troppo male per non fare impressione, un membro della MS13 e la segretaria di Ghostbusters. Dietro sono apprezzabili un pc che ha fumato ganja e due piedi appartenenti a non so cosa che stanno su un bancone dove la gente blu magari ci mangia sopra. 

B: "Dammi del cibo, ti prego... Non ho idea di cosa tu stia parlando. Nutrimi e basta, non mangio da giorni!"
IO: "Ora che ci penso, sai che una volta il mio professore di Storia voleva fare il gradasso con una mia compagna straniera ma gli andò di merda? Siccome lei non sapeva ancora parlare bene l'Italiano, lui allora usava vocaboli forbiti per metterla in difficoltà, solo che una volta si è fregato con le sue mani e le ha detto in classe "Ma tu di cosa ti nutrisci?"
B: "Ho fame..."
IO: "Nutrisci, capito? HA!!!! Mica nutri, nutrisci ha detto! Fai conto che tutta la classe gli ha riso in faccia, il che è stato molto strano perchè in genere cercavamo di non metterci in cattiva luce con lui perchè incuteva timore reverenziale... Mi è venuto in mente perchè hai detto nutrimi"
B: "Credo che sia giunto il momento di tornare a farmi di colla"


PS: è' importante sottolineare un aspetto su "ReBoot": questo cartone mi lasciava piuttosto indifferente, il che rende il ricordo di "Reboot" ancora più inutile. Ciononostante mi è davvero tornato in mente poco dopo avere letto "Neuromante", e questo non può che essere molto triste per me, visto che l'unica cosa che hanno veramente in comune "Neuromante" e "ReBoot" non è parlare di realtà virtuale ma usare un sacco di parole di cui non conoscevo il significato.





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