domenica 16 marzo 2014

John Stoye - L'assedio di Vienna: il ritorno del re (Sobieski)

Avete presente la scena de "Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re" in cui Pipino accende di nascosto il fuoco di segnalazione di Minas Tirith, permettendo così di avvisare Rohan dell'imminente pericolo proveniente da Mordor? Avevo molto apprezzato la visione di tutti quei falò che si accendevano uno dopo l'altro: essendo una forma di comunicazione rapida e sufficientemente esplicativa (fuoco, richiesta di aiuto; niente fuoco, nessun pericolo che richieda soccorso), non avevo riflettuto molto sul fatto che nei secoli scorsi informare gli alleati in questo modo fosse effettivamente possibile... Finchè non ho scoperto che nei territori dell'Impero asburgico esisteva "un antico sistema difensivo che annunciava l'approssimarsi di attacchi nemici a mezzo di segnalazioni luminose su torri erette in cima alle alture". Purtroppo, l'imperatore Leopoldo I non aveva dato ordine di rimetterlo in funzione nel 1683, e anche per questo motivo l'avanguardia e le truppe irregolari ottomane ebbero modo di attuare scorrerie e preparare il cammino per l'esercito guidato dal Gran Visir del Sultano senza incontrare alcuna forma di resistenza particolarmente tenace. In questo modo gli Ottomani ebbero modo di presentarsi alle porte della città di Vienna, capitale dell'Impero, preparando l'assedio da una posizione strategica ottenuta con perdite assai limitate.
(Se ci penso, anche la scena iniziale di "Mulan" sulla Grande Muraglia poteva suggerire che fosse una pratica abbastanza diffusa, e ciò forse fa di me uno che considerava troppo cretine le antiche civiltà per permetterle di attribuire un certo significato all'accensione di un falò: dovesse mai capitarmi di incontrare un qualunque antenato di qualsiasi epoca storica precedente alla mia, credo di dovergli delle scuse)

Vi ricordate quando ne "Le Due Torri" gli Uruk Hai fanno saltare in aria grazie a delle mine parte delle difese del Fosso di Helm? Durante l'assedio di Vienna del 1683 nell'esercito ottomano erano attive numerose squadre di minatori intente a scavare gallerie sotterranee per raggiungere le fondamenta della cinta muraria, posizionare delle cariche esplosive e farle saltare in aria per cercare di creare una breccia nelle mura. Furono proprio le mine, e non i cannoni, a danneggiare maggiormente le difese di Vienna, e grazie alla detonazione di una di queste fu possibile per gli assedianti creare una breccia e conquistare il rivellino della Burg.

Che dire, quindi, della carica dei cavalieri di Rohan che manda in rotta l'esercito di Mordor?  L'11 Settembre 1683, dopo quasi due mesi di assedio che avevano stremato la popolazione viennese ma che non avevano comunque portato i difensori a lasciarsi sopraffare nè a arrendersi all'odiato nemico, gli Ottomani vennero sorpresi dall'arrivo dell'esercito di liberazione da nord, composto da truppe di differenti Stati europei dell'epoca e guidato dal re di Polonia Giovanni Sobieski: la cosiddetta Lega Santa dopo due giorni di aspri combattimenti riuscì a rompere l'assedio e mandare in rotta le forze del Gran Visir, costrette a ritornare decimate a Barad-Dur, Rhun e Harad. Scusate, volevo dire Istanbul, Transilvania e Mesopotamia!

Armature di un manipolo di cavalieri ussari
Potrei continuare ancora per molto, ma per ora mi fermo qui con le analogie col "Signore degli Anelli" dicendovi, affermando, dichiarando, enunciando, sbrilluccicando che "L'assedio di Vienna" di John Stoye è un libro che ho apprezzato molto. Ho trovato molto chiaro il modo in cui vengono narrate le vicende che hanno portato due dei più potenti Imperi del tempo affrontarsi nel cuore dell'Europa, e il registro stilistico di Stoye rende molto scorrevole la lettura, a tratti avvincente. Questi sono due ottimi punti a favore di un saggio storico, considerato che in questo modo l'opera può essere potenzialmente trovato interessante da un pubblico vasto, non necessariamente specialista dell'argomento, senza contare che scongiura il rischio di confondere il lettore con troppe circostanze riportate: se penso a tutti i trattati su periodi storici o civiltà antiche che ho prima comprato e poi abbandonato da qualche parte perchè assolutamente illeggibili, questo pregio acquista ulteriore valore!
Tra le tematiche trattate, ho apprezzato particolarmente la ricostruzione della situazione politica nell'Europa centrale e orientale di fine Seicento, la descrizione accurata di tutti i fattori che hanno portato un Impero potente come quello asburgico a ritrovarsi con la capitale assediata da un esercito nemico, e i ritratti delle personalità che hanno svolto un ruolo di primo piano in queste vicende.

Credo sia già abbastanza chiaro che la lettura de "L'assedio di Vienna" sia stata resa ancora più piacevole dal fatto di avermi permesso di fare vari collegamenti con la trilogia de "Il Signore degli Anelli" che, da quando ho finito di leggere ai tempi delle medie, ho sempre considerato uno dei miei libri preferiti in assoluto: oltre all'ambientazione medioevale arricchita da vari elementi fantastici che mi esaltavano come una Directioner qualunque, io mi emozionavo un sacco a immaginarmi tutti gli eventi della Guerra dell'Anello, e non erano solo gli aspetti bellici a interessarmi molto.
Per esempio, ho sempre trovato infatti terribilmente affascinanti le usanze dei popoli della Terra di Mezzo, e ai miei occhi gli Esterling o gli Haradrim, seppure abitanti di regioni a malapena disegnate sulla mappa e nominati all'interno della trilogia una manciata di volte, avevano la stessa valenza e dignità di etnie realmente esistenti, come se fossero sullo stesso piano dei Valacchi, dei Magiari o dei Turchi citati da Stoye: ogni volta che ritrovavo un minimo riferimento a loro nei racconti di Tolkien l'esaltazione era grande.
Insomma, è sempre stata una mia passione scoprire sempre di più sulla Terra di Mezzo, come se ambissi a una conoscenza enciclopedica di quei luoghi fittizi: tutto ciò sicuramente è stato un modo per "vivere" questo mondo immaginario, e secondo la mia ragazza tutta questa mia passione per la Contea e affini è almeno in parte spiegata dal fatto che ho due piedi da hobbit.

In che modo si possono collegare le esperienze legate alla lettura di due libri come "L'assedio di Vienna" e "Il Signore degli Anelli"? In passato, cercando di rivivere alcune delle emozioni suscitate dai libri di Tolkien o dai film tratti da essi, ho recuperato alcuni libri riguardanti eventi cruciali per la storia dell'Occidente, quali per esempio la presa di Costantinopoli  del 1453, la battaglia di Lepanto del 1571 e, naturalmente, l'assedio di Vienna del 1683: la contrapposizione netta tra due schieramenti, il bisogno di combattere per preservare la propria visione del mondo, l'ineluttabilità di certi eventi sono riscontrabili sia nel documento storico che nella finzione, e questo mi era parso un buon motivo per unire alla mia passione per la Storia una sorta di revival degli assedi del Fosso di Helm e di Minas Tirith.
Può risultare fuorviante mettere sullo stesso piano un romanzo come "Il Signore degli Anelli" e un libro a tema storico: se il primo ha uno sviluppo della storia imprevedibile (spoiler a parte) e si può permettere di rendere le vicende narrate accattivanti e coinvolgenti, trattandosi di un'opera di fantasia, nel secondo caso sin dall'inizio della lettura si sa già a grandi linee cosa succederà (il fatto che Vienna verrà liberata dalla morsa ottomana lo do per scontato sin dall'inizio, a meno che non sia un sostenitore delle teorie del complotto e il libro che sto leggendo non sia stato scritto da Stoye ma da Adam Kadmon), e non è questione di spoiler, bensì di cultura personale!

Di sicuro sulla carta una lotta tra romanzo e trattato storico sembra impari, e secondo me è per questo motivo che molti definiscono troppo noioso quest'ultimo genere letterario e lo snobbano a prescindere. Io però sono dell'idea che questa contrapposizione non debba esistere in partenza, in quanto le priorità di storico e narratore sono diverse: semplificando, si può dire che lo storico documenta, il narratore racconta. Il confronto tra storico e narratore così perde di significato: mi viene difficile pensare che qualcuno preferisca   un saggio storico sulla situazione geopolitica dell'Europa di un certo periodo del passato a un'opera di narrativa per puro e semplice svago, ma mi viene più facile farlo se si avvicina al suddetto trattato per sete di conoscenza, curiosità o fascino suscitati da un dato periodo del passato e così via dicendo... Chi cerca nella vicenda storica soprattutto l'intrattenimento ne resterà inevitabilmente deluso!
Io invece trovo decisamente interessante ricercare nella Storia taluni elementi che possano essere stati una possibile fonte di ispirazione per la narrativa fantastica, ed è pure da questo punto di vista che "L'assedio di Vienna" è una lettura assolutamente consigliata: trovare echi di un'opera di fantasia nel susseguirsi degli eventi accaduti nella realtà è anche un modo per dare merito a chi ha scritto l'opera che più di tutte hai amato da ragazzo di essere stato non solo l'inventore di una trama entusiasmante, ma di essersi anche ampiamente documentato sforzandosi di creare un mondo credibile e al contempo magico, e ti permette di riflettere sul fatto che la Storia non è una versione impoverita e meno stimolante di un racconto con draghi, elfi e orchi, ma la fonte di ispirazione per nuovi e avvincenti processi creativi.


PS: a proposito dell'abbandono della lettura dei libri a tema storico di cui mi sono reso protagonista più volte, parlandone mesi fa con mia cugina che aveva sperimentato lo stesso mio problema, abbiamo notato che l'argomento che più spesso coincideva col lancio del libro dalla finestra riguardasse le variazioni nella decorazione del vasellame di questa o quella civiltà a seconda dell'epoca storica...  Se penso ancora alle ceramiche del periodo Jomon mi parte l'embolo.

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